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Saltano gare ciclistiche in Valdarno. Crisi economica ed organizzativa. Un mondo che finisce?

Inutile voltarsi dall’altra parte o fingere di non vedere o capire…C’è tutto un mondo che abbiamo cavalcato e di cui ci siamo a lungo beatamente nutriti forse al…passo di addio. La cancellazione della corsa ciclistica di Mercatale, definita la Milano-Sanremo dei dilettanti, unita a quella altrettanto importante di Castiglion Fibocchi (ma la lista è lunga) segnano un punto di non ritorno, doloroso ed ineluttabile, al di là dei buoni propositi di circostanza. Vero che la pandemia ha avuto un suo peso specifico, ma i motivi vanno a mio parere cercati in profondità, in una erosione continua in corso da tempo. A cominciare dalla crisi economica per passare a quella del volontariato, e cioè delle tante persone che un tempo dedicavano il loro tempo libero all’organizzazione di un evento o di qualsiasi altra manifestazione di un paese. In maniera disinteressata sotto il profilo economico, anzi, spesso ben lieti di partecipare anche da questo punto di vista.
L’organizzazione delle corse ciclistiche incominciava molti mesi prima, quando veniva definito il programma e la squadra dei volontari: da allora in poi partiva la ricerca spesso porta a porta degli sponsor e di tutti quelli disposti a dare una mano economicamente anche con piccole quote (il famoso depliant infarcito di pubblicità era un classico). Ed adesso? Niente di tutto questo perché se è vero come le risorse siano molte di meno, manca anche quel volontariato asse portante dell’organizzazione stessa. E i giovani paiono in gran parte disinteressati. È un problema che interessa drammaticamente tutto il movimento sportivo non di élite e, soprattutto, le categorie giovanili e dei dilettanti.
Pensiamo alle nostre società un tempo “sostenute” da figure storiche. A San Giovanni, Montevarchi, Figline e ovunque i dirigenti sportivi erano autentici appassionati disposti a spendere gran parte del proprio tempo libero al servizio dei ragazzi, giorno dopo giorno, sole, vento e pioggia. Indipendentemente se avessero o meno nelle società figli, nipoti o parentele di sorta. Oggi mi raccontano che molto spesso l’impegno e l’interesse di una persona muoiono con l’uscita di scena di un familiare e via così…Non esiste più quella continuità storica che ha fatto per anni la fortuna delle società sportive ad ogni latitudine.
Un mio grande amico, Fiorenzo Zani, detto “il Binda”, creatore e deus ex machina della ciclistica Mage, mi diceva sempre…”Quando me ne andrò tutta quella stanza che vedi piena di trofei, cimeli e storia sarà abbandonata e forse ci vorrà un camion per portare via tutto…nessuno mi seguirà…Non era una metafora ma la realtà…di un tempo cambiato con prospettive poco incoraggianti per lo sport di base e per la crescita dei nostri ragazzi. Lo scenario che immagino? Uno sport di vertice iper professionistico e, dietro, una base giovanile senza grandi regole e senza organizzazione…con buona pace di tutti.

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