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Il caffè della domenica con…Giancarlo Brocci, cuore “eroico”!

Il Chianti di marzo è quasi sempre così: un fine inverno brezzato che si allunga e colora di fascinosa morbidezza le colline ed il vasto anfiteatro di filari e boschi che si protendono fino al monte Amiata. E nel contempo illude tutti che le malinconie della stagione fredda siano alle spalle. Al circolo della bocciofila prendo il caffè della domenica (al banco) in compagnia di Giancarlo Brocci, da queste parti e non solo qui una vera istituzione. Il padre, la mente e il cuore dell’ Eroica, la corsa ciclistica rigorosamente d’epoca: persona colta con un bel vissuto ed un antico retroterra.

Giancarlo posso permettermi di definirti come un tenace “idealista”?

“Nel senso di fare le cose in cui credo e lasciar perdere ciò che ritengo sbagliato certamente. Anche oltrepassando i luoghi comuni, il politicamente corretto ed il tornaconto personale. Del resto…mi sono laureato in medicina senza esercitare la professione e…forse ho pure rinunciato alla carriera politica, magari bella comoda..”

Nel 1988 un tuo libro “Ridatemi il P.C.I.” fece parecchio discutere…

“Con la prefazione fra l’altro di Michele Serra. Denunciai la deriva della sinistra e, soprattutto, mi chiesi se veramente servisse continuare a combattere quando i valori (discutibili) dei nostri avversari divenivano i nostri. Venivo da Gaiole, un paese molto “democristiano” ma, proprio in quel periodo, dopo la separazione dalla moglie, mi trovai a vivere in un vecchio granaio a Rosia, alle porte di Siena. E cioè in un posto quasi totalmente comunista. E così avevo un punto di vista privilegiato della situazione e del cambiamento in atto fra la nostra gente. Morale della favola, finii inevitabilmente per tagliarmi le p…e, ovvio.”

Da lì nasce un Giancarlo nuovo o…sbaglio?

“Metto in un cassetto i miei ideali di gioventù senza mai rinnegare nulla del percorso, il “sol dell’avvenire” e tutto il resto, cose che ritengo fondanti e sempre attuali per il mio modo di vivere. E cercai faticosamente di fare le cose che mi piacevano: arbitro di calcio, dirigente dell’UISP, organizzatore e musicista. Senza mai togliermi di dosso l’etichetta di “enfant prodige” in un piccolo paese. A 4 anni mi raccontano che già leggevo e scrivevo, tanto che la mamma preferì non mandarmi all’asilo con gli altri bambini. Io..e non faccio per dire, non ho mai dato importanza ai soldi, però dovevo anche mantenermi. Lo sai quale è stata una svolta? Un colpo di fortuna imprevisto. Dal 1991 al 1999 ho fatto il “badante” ad una ricca ed anziana signora di Siena. Si…ho detto il badante. La mattina appena alzato aprivo gli occhi e vedevo il cielo e la sagoma della torre del Mangia. Abitavamo in Piazza del Campo sopra la curva di San Martino…Quando lei è scomparsa ho ereditato una discreta somma si…lo ammetto.”

Quando matura l’idea dell’ “Eroica”? Il territorio come fonte di ispirazione magari…

“Fin dai primi anni 90 pensavo ad un parco ciclistico del Chianti con la prospettiva di uno sviluppo vero e sostenibile del territorio. Da Gaiole andavano via 40-50 persone all’anno in cerca di lavoro dopo la fine della mezzadria e dell’agricoltura tradizionale. Molti comuni per sfuggire a questo divenivano dei “non luoghi”, in pratica svendendo il proprio territorio per gli oneri di urbanizzazione. Io volevo invece qualcosa che legasse le persone alla bellezza che madre natura ci aveva dato. Nel 1995 insieme al ripristino e alla conservazione delle “strade bianche” partimmo con la gran fondo Gino Bartali: l’Eroica vera e propria incomincia due anni più tardi con 92 partenti.”

Oggi l’Eroica è anche un brand mondiale: Giappone, Uruguay, Sud Africa, persino la California. E a Gaiole quest’anno oltre 8000 iscritti. C’è il rischio di “gigantismo” fuori dalle regole?

“Lo sai quale è il vanto maggiore? La selezione speciale dei tanti collaboratori (500 almeno) ed i valori comuni che uniscono gli “eroici”. Non si sono mai perduti quelli iniziali, a rischio anche di rimetterci qualcosa. Come dire, un agonismo mai esasperato, l’osservanza del codice della strada, la partenza “alla francese” (con orari a scelta e diversificati), il primario riconoscimento per la bellezza e l’originalità. Concetti guida che si sposano anche per la nuova Eroica, allargata alle bici moderne e gravel, cioè adatte per ogni percorso. Se tieni la barra ferma non rischi di annegare nel..gigantismo.”

Oggi si ricercano sempre di più gli “sterrati”, grandi giri compresi. Siete stati precursori…

“Vero, prendi anche le “strade bianche” per i professionisti, una emanazione dell’Eroica e, oggi, un brand internazionale ed una gallina dalle uova d’oro che frutta un bel po’ di soldi a Cairo ed all’organizzazione. Se mi sarei aspettato maggiore riconoscenza? Passiamo oltre e godiamocelo…questo ciclismo fatto di sudore e sofferenza. Poi semmai un po’ di dispiacere c’è l’ho per come è andato a finire il giro “bio” che era una bella idea di partenza…e anche per le difficoltà attuali degli organizzatori in genere. Con rammarico ho saputo che non si correrà né a Marcatale ne da altre parti…”

Sei autore di diversi libri sulla “tua” corsa e sulla storia del ciclismo e del grande Gino Bartali. Tu hai sostenuto come Gino, numeri alla mano, non uscisse complessivamente sconfitto dall’epico duello con Coppi…

“Il duello sportivo non l’ha vinto il pur grandissimo Fausto. Magari adesso mi tocca, ammesso ce ne sia bisogno, riabilitare lo stesso Coppi, viste le belle parole spese per Gino in questi anni, sia parlando del campione che dell’uomo….”

Giancarlo è un sognatore? Se si, con i piedi ben piantati per terra, attaccato ai veri valori della vita. Ha costruito qualcosa di impensabile e di grandioso allo stesso tempo, restando ancorato ai luoghi ,alla propria gente. Tutti i martedì sera raggiunge Milano per condurre una sua trasmissione, insieme ai più grandi nomi del ciclismo (canale 222 di Sky) ma è il Chianti il depositario del suo cuore.

Hanno già preso il caffè con Leonardo :

Gianni De Magistris
Ombretta Piccioli
Dino Zoff
Donatella Alamprese
Enzo Brogi
Anna Bischi Graziani

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