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Calcio, sostenibilità zero…

Il caso Catania, gestito malamente da tutti (perché stoppare una squadra a poche giornate dalla fine?) ci fa ancora riflettere sulla inedeguatezza dal calcio nazionale e sulla mancanza di una vera e seria riforma di quello professionistico. Non ce ne vogliono gli amici di Montevarchi, peraltro seri e bravi ma, oggi come oggi, la terza serie nazionale appare un torneo senza nessun futuro e del tutto inutile così come concepito. Nelle ultime dieci stagioni sono fallite o non sono state in grado di iscriversi 76 società ed alcune più di una volta, una cosa che sfiora il ridicolo. Non solo: 117 squadre hanno subito penalizzazioni nel punteggio (quasi 500 punti totali) falsando così l’andamento e le classifiche. Se andiamo ancora indietro, vediamo che i clubs saltati per aria negli ultimi 20 anni sono stati 139, uno stillicidio. Da tempo lo diciamo, inascoltati, che i presidenti federali appena eletti fanno un mare di promesse per poi cedere subito dopo, forse per motivi “politici”.  E così la barca fa acqua da tutte le parti.  Inevitabile…quando i costi corrispondono al 150 per cento dei ricavi.
Il presidente della Lazio Lotito si fece scappare anni fa una dichiarazione che suscitò scandalo più per come era stata fatta che per i contenuti. Nessuno è contro la meritocrazia che deve esistere, ma mi dite voi cosa rappresentano fra i professionisti certe realtà? Spesso tenute in vita non dalla passione della gente, dal seguito e dalla cultura sportiva, ma soltanto dai desideri di un imprenditore che per qualche anno prende in mano la situazione e ottiene risultati spesso ignorati dalla gente stessa, che appare disinteressata. È evidente come la prima cosa da fare e da molto tempo sarebbe la riduzione di netto dei club professionisti. Questo calcio e il paese non si possono più permettere un numero così elevato di squadre. Secondo punto: trovare una forma diversa, tipo il semiprofessionismo alla Cestani e cioè qualcosa di diverso partendo dalla realtà contributiva che non strozzi i dirigenti e permetta una maggiore libertà per tutti, anche se rispettosa delle regole. Insomma, perché un dirigente del Montevarchi ad un giovane ragazzo di 18 anni, magari studente, deve corrispondere il cosiddetto minimo federale?
Il Catania ha impiegato in questa stagione 32 calciatori, tutti a libro paga. Sotto l’Etna la situazione era fallimentare fin dallo scorso anno ma si è andati avanti a suon di esercizi provvisori tranne accorgersi a tre giornate dalla fine come non ci fosse più un soldo nel salvadanaio. Insomma una situazione ridicola che nessuno vuole davvero cambiare, anzi. Con l’arrivo dell’estate e con i clubs che salteranno ancora come tappi di spumante si ricorrerà ai soliti ripescaggi e via discorrendo. Il gigante con i piedi di argilla va tenuto in piedi comunque. Ed il pubblico aumenta la propria disaffezione quando a tutti i problemi si aggiungono anche quelli di verdetti non certi sotto l’etica sportiva: promozioni e retrocessioni spesso discusse o dettate dalla giustizia sportiva e non dal campo di gioco.

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