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Ricorre oggi la tragedia di Superga. La storia infinita del Grande Torino

Capitan Valentino aveva dato la propria parola a Ferreira, gloria del Benfica: il giorno del tuo addio al calcio porterò la mia squadra a Lisbona. E fu purtroppo così, tragicamente. Dopo l’ultima partita di campionato pareggiata contro l’Inter a Milano la truppa granata era volata in Portogallo in un clima festoso, giocatori…come tanti ragazzi in gita premio. All’ultimo momento fu costretto a rinunciare alla trasferta il presidente Ferruccio Novo e con lui l’infortunato Sauro Toma’. Non andò allo stesso modo per Virgilio Maroso che, pur fermo da mesi, non volle perdersi l’occasione di una breve vacanza in terra lusitana.
Dopo la gara il rientro a Torino in una giornata di pioggia e…la tragedia in agguato alle porte di casa: in fase di atterraggio verso l’aeroporto di Caselle l’impatto fatidico sul terrapieno della basilica di Superga, il Pantheon dei Savoia che domina la città dall’alto della collina. Nessun superstite ed il vecchio commissario tecnico azzurro Vittorio Pozzo chiamato a riconoscere i corpi straziati, le valigie ancora aperte con gli ultimi regali destinati ai figli, alle mogli.
Bacigalupo, Ballarin e Maroso, Grezar, Rigamonti e Castigliano, Menti, Loik, Gabetto, Mazzola ed Ossola, ma anche tutti gli altri. Dal secondo portiere Ballarin, fratello del numero 2 granata, a Grava, Schubert, Operto, Martelli, Bongiorni, i tecnici Lievesley ed Erbstein, i dirigenti, i membri dell’equipaggio e i giornalisti Aldo Tosatti e il fondatore di Tuttosport Renato Casalbore.
Una disgrazia immane. Per rendersene conto oggi pensate solo per un attimo ad un episodio simile che toccasse ad una delle nostre maggiori squadre. E la notizia che, in tempi senza internet e televisioni attraversava l’Italia ed il mondo sulle onde gracchianti delle radio. Mio padre e mio suocero, ma anche altre persone, mi raccontavano sempre, anche a distanza di tanti anni, il momento preciso in cui avevano appreso la notizia della tragedia, per dire del grande impatto emotivo. Che sconvolse tutti, portandosi dietro la meglio gioventù dell’Italia che ripartiva dopo la guerra. Ed il grande Toro fu certo un simbolo della rinascita, come Fausto Coppi e Gino Bartali.
Stasera alle 17 un rito che si ripete: giocatori, dirigenti e tifosi granata alla basilica per ricordare una squadra grandiosa sconfitta solo dal fato. Anche a 73 anni di distanza un mito che rimane intatto…

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