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Paolo Mantovani nel consiglio direttivo nazionale di Federazione Moda Italia-Confcommercio

Importante riconoscimento professionale per l’imprenditore sangiovannese Paolo Mantovani, presidente regionale del settore moda per Confcommercio Toscana. E’ stato infatti eletto nel consiglio direttivo nazionale di Federazione Moda Italia-Confcommercio, che rappresenta circa 30mila imprese attive nel commercio di tessile, abbigliamento, calzature, pelletterie, accessori, tessile casa e articoli sportivi. Un ruolo di grande importanza per Mantovani, che lavorerà in stretta sinergia con i presidenti provinciali di categoria Lorenzo Nuti, di Pisa, e Sergio Tricomi di Pistoia-Prato. Anche loro, infatti, siederanno nel consiglio nazionale. Le elezioni sono avvenute durante l’assemblea generale del 9 maggio scorso, in cui la federazione ha ridefinito i propri assetti di vertice per il prossimo quinquennio 2022/2027, eleggendo alla presidenza il ferrarese Giulio Felloni, imprenditore della moda.
I tre toscani Mantovani, Nuti e Tricomi hanno raggiunto un brillantissimo risultato nell’elezione del consiglio direttivo, composto da 24 membri. La Toscana, seconda regione elettrice per importanza dopo la Lombardia all’interno della Federazione Moda, riconferma così la sua posizione d’eccellenza nel comparto.
“Ma il risultato – è stato spiegato – premia anche la ritrovata unità della Confcommercio in Toscana, che sta producendo primi importanti risultati, soprattutto nel garantire una voce sempre più forte e autorevole a livello nazionale agli imprenditori associati”.
Molti i progetti che saranno portati avanti, tra cui la valorizzazione dei negozi di vicinato nella filiera del tessile abbigliamento e all’interno della strategia turistica del nostro Paese. “Come ha detto il neopresidente Felloni, sarà un compito impegnativo perché veniamo da anni difficili, per effetto della pandemia ma anche del calo dei consumi che sta interessando la moda ormai da qualche tempo – commenta Paolo Mantovani – dovremo attivarci con iniziative e progetti che promuovano il Made in Italy e che sostengano le imprese della rete distributiva tradizionale, vero fulcro sociale ed economico delle nostre città. Occorre però fare chiarezza sulle normative, facilitare l’accesso al credito e rimettere la moda al centro di programmi più ampi che interessino il mondo della cultura e delle professioni”.

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