Cerca
Close this search box.

Il caffè della domenica. Fulvio Collovati e lo scudetto che…balla

Purtroppo, o…per fortuna, l’età anagrafica mi consente di ricordarmi di lui in campo in maglietta e pantaloncini. E per Fulvio Collovati ho tifato e trepidato in azzurro ma, soprattutto, in rossonero. Marcava il suo diretto avversario con eleganza assoluta, saltando di testa sempre a braccia belle larghe come si insegnava un tempo…

“In quegli anni esistevano da noi grandi difensori, una scuola “italiana”. Io al settore giovanile del Milan ho avuto tanti buoni maestri, da Cattozzo ad Annovazzi (bandiera del dopoguerra chiamato, allora si poteva, “el negher di Viale Umbria”), da Maldini Cesare a Zagatti, e tutti, ma proprio tutti, ti insegnavano a marcare l’uomo in una certa maniera senza mai ricorrere al fallo preventivo, anzi!”

Non pensi che nei settori giovanili adesso si senta la mancanza di queste grandi figure di riferimento?

“È cambiato tutto perché il contesto è diverso. Oggi un grande campione che ha guadagnato tantissimo, pensi abbia la pazienza o la voglia poi di insegnare ai ragazzini? Non esiste..”

Fulvio, sei cresciuto ed hai vinto col Milan, poi nel 1982 il passaggio all’Inter che fece parecchio discutere…

“Eravamo scesi in serie B in maniera clamorosa e dolorosa. Io già giocavo in nazionale e fare il campionato cadetto mi avrebbe penalizzato non poco, allora la B non si fermava. Poi considera che a quei tempi la scelta era prevalentemente nelle mani dei presidenti e delle società di appartenenza. Il passaggio ai rivali cittadini che tanti tifosi rossoneri non mi hanno perdonato ancora, fruttò una bella somma a Farina…”

Già…la nazionale. Tu sei stato uno degli eroi del Mundial vinto nel 1982 in Spagna. L’ho chiesto anche a Dino Zoff: perché nell’immaginario collettivo i campioni rimanete più voi di quelli del 2006 in Germania?

“Perché erano anni migliori, come recita anche una celebre canzone. Perché la società cresceva giorno dopo giorno e, con essa, le prospettive per una vita migliore per tutti. E poi fammi dire come oggi tutto si brucia e si dimentica più in fretta, lo vedi nei ragazzi e nei loro comportamenti. Non è una critica, per carità, ma è così…Per questo dico che il mondiale di Spagna è rimasto nel cuore di tutti gli italiani che ricordano noi, quelle grandi partite, Pertini e tutto il paese di allora, uscito peraltro da anni difficili e tormentati.”

Fulvio, oggi commenterai su Radio Rai gli ultimi appassionanti minuti del campionato. Se lo giocano le squadre di Milano, in fondo c’è la tua storia sportiva. Come finisce?

“Se dico 70% Milan e 30% Inter forse sono persino troppo basso come percentuale per i rossoneri. Che hanno la possibilità di chiudere in bellezza un campionato straordinario e, per certi aspetti, andato oltre le previsioni della vigilia. Ma nel calcio ci ricordiamo di Verona 1973, del 5 maggio dell’Inter a Roma, di Perugia per la Juve e quindi esistono sempre le sorprese finali. Un giocatore del Milan comunque sa oggi di non fallire e di poter entrare nella storia del club. Per tanti aspetti questa squadra di Pioli mi ricorda anche la mia campione d’Italia del 1979, lo scudetto della stella. Pochi giocatori esperti, noi avevamo Albertosi, Rivera e Bigon e tanti giovani affamati di vittorie. Poi la mancanza di un grande cannoniere ed una certa similitudine nel gioco. Te pensa che io feci da difensore anche dei goal, perché Nils Liedholm mi diceva, ed era cosa rara all’epoca…Te marca l’uomo e poi vieni anche avanti e non ti preoccupare.”

Si dice, Inter complessivamente più forte, Milan straordinario nel gettare in mischia tutte le risorse possibili…

“E le qualità dei propri calciatori. Ma è vero come l’Inter sia una squadra più esperta con giocatori decisamente più pronti. Il mese e mezzo di crisi imprevedibile può essere stato decisivo al contrario per la squadra di Inzaghi, forse più della stessa partita persa a Bologna in maniera incredibile. Il Milan ha avuto una maggior continuità, poi ovvio che qui si parla di scudetti vinti o persi per un niente e quindi anche di non scontata interpretazione…”

È stato davvero un torneo non esaltante sotto il profilo tecnico?

“Il termine brutto non mi piace. Diciamo che c’è un certo livellamento in basso che non va a discapito però dell’ incertezza, anzi. Un livellamento dovuto anche ad una certa omogeneità dei calciatori oggi rispetto ai miei tempi, dove il campione riusciva a fare la differenza. Ma accade in tutti gli sport e non soltanto nel calcio…”

Fulvio è ancora un 65 enne pieno di fascino ed eleganza. Oggi commenterà gli ultimi minuti di un campionato alla “milanese” incerto fino alla fine. In una domenica con il fiato sospeso per una larga fetta di tifosi.

Hanno preso il caffè con Leonardo:

Gianni De Magistris
Ombretta Piccioli
Dino Zoff
Donatella Alamprese
Enzo Brogi
Anna Bischi Graziani
Giancarlo Brocci
Claudio Onofri
Silvia Chiassai Martini
Filippo Boni
Daniele Bennati
Luisella Sordini
Tito Barbini
Riccardo Magrini
Vito Nigro

Articoli correlati