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Il mondo del ciclismo piange la morte di Ezio Mannucci. E’ stato l’anima della Fracor di Levane

Si scriveva Fracor e si leggeva Ezio Mannucci o viceversa ed è francamente impossibile, nell’ora del congedo, scindere un binomio storico per il ciclismo e per tutti gli appassionati. Ezio è morto oggi a 85 anni. Quante storie e quanti campioni sono passati per la società levanese che, nel corso degli anni, ha sempre conservato il nome del marchio dell’industria di abbigliamento di Empoli, produttrice di famosi impermeabili. La presidenza della società è passata da Remo Corti a Nedo Guidieri ad altri ancora, ma Ezio è stato il patron indiscusso del sodalizio, con la sua esperienza, la sua personalità e le conoscenze accumulate in tanti e tanti anni.
Dal 1958 ad oggi cifre da record: quasi 2000 atleti tesserati, 500 vittorie, oltre 30 corridori passati fra i professionisti. E, come detto, trofei e campioni: dalla medaglia d’oro olimpica di Roma Livio Trape’ al bronzo di Monaco Bruce Biddle. Ed i campioni italiani Beppe Petito, Armando Topi e lo stesso Trape’, soltanto per citarne alcuni di una lista lunghissima che comprende tanto per dire anche Petito junior e Stefano Colage. E poi le gare organizzate, centinaia…quando tutto era forse più facile sia sotto il profilo organizzativo che economico.
E per stare a…bomba anche Claudio Brandini, Gino Tigli, Mario Zanchi, Maurizio Nuzzi, Botarelli, Moreno Mealli e persino per un anno il grande Franco Chioccioli. Con Ezio se ne va oggi un grande dirigente ed un valdarnese che ha dato lustro e prestigio alla vallata e…la sensazione in questi momenti è che con lui se ne vada un altro personaggio francamente insostituibile. Un figlio è stato anche calciatore di buonissimo livello vestendo anche le maglie dei due club più importanti del Valdarno. È insomma una perdita grave questa di Ezio in un mondo, forse, già irrimediabilmente perduto.

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