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Le gare estive a porte chiuse, una pessima abitudine…

Il fatto dominante del calcio cosiddetto “locale” di quest’estate sono le partite a porte chiuse, in parte retaggio della pandemia ma soprattutto una brutta e oramai consolidata abitudine, che si fa onestamente fatica a comprendere e a giustificare. Il calcio per definizione è per la gente e della gente, in questo periodo soprattutto desiderosa di conoscere le squadre ed i nuovi calciatori. Chiudersi in uno stadio senza nessuno è quanto di più brutto ed anche controproducente possibile, in un momento fra l’altro di sofferenza e di interesse calante. E se a volte le porte chiuse sono legittimate da problemi di causa maggiore, si fa fatica a comprenderne i motivi in molte occasioni. Anche il Montevarchi affronterà la partita con il Monterosi senza pubblico. E sempre più spesso si assiste a allenamenti congiunti evitando così anche il costo della terna arbitrale per la gioia dei vertici Aia e di chi vedeva nel precampionato anche la possibilità per rodare direttori di gara ed assistenti, per giunta legittima.
Ci si inventa di tutto un po’: e se si può con gioia andare a incontrare l’Inter il Milan e la Fiorentina ad Appiano, a Milanello e al Franchi senza gente, ci riesce onestamente più difficile legittimare le scelte di Pisa- Montevarchi o Prato-Sangiovannese senza nessuno intorno. In questi giorni sono in corso le campagne abbonamenti delle società e questo francamente non ci sembra il modo migliore per avvicinare gli sportivi alle rispettive squadre. Il problema è generale ovviamente e non riguarda solo le formazioni della nostra vallata ma è un brutto fenomeno che stride in misura clamorosa se accostato agli stadi gremiti ed alla passione che ha circondato serie A e B nel turno di ferragosto.

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