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Le ragioni del non voto e altro ancora…

Il 36% degli elettori italiani ha domenica disertato le urne. Una astensione record che dovrebbe suggerire riflessioni serie in tutti gli schieramenti, compresi i vincitori legittimi. In Sicilia per le regionali addirittura un cittadino su due non si è presentato alle urne.
La dimensione del crollo ci invita a fare delle riflessioni, partendo da una grave crisi sociale che porta a marcare una distanza sempre più accentuata rispetto alla “elite” politica ed ai propri personaggi. Un abisso marcato anche dall’idea che oramai il voto conti poco o nulla in una bolla di autoreferenzialità assoluta dove i soliti noti restano o cercano di restare attaccati alla famosa seggiola fino a quando possono. La politica è stata per anni passione civile e rigore morale, tranne alcuni scivoloni. Da tempo non è più così e oggi il grande astensionismo riflette in qualche modo la solitudine e la distanza dei cittadini da questa politica in gran parte furba e manovriera, con il disagio delle persone vissuto e tenuto a debita distanza.
Si va al meeting di Cernobbio o al congresso di Comunione e Liberazione per presentare i programmi lasciando da parte il mondo dei “più” e di chi ha maggior bisogno per davvero. Il mio caro amico Luciano Bianciardi, estremizzando ma non troppo, diceva: “nei momenti più brutti…aiutate i poveri ed i bisognosi che i ricchi si aiutano da soli”. Un concetto forse “estremo” ma che si può sposare in parte con il momento vissuto oggi dalla politica e di chi vi ruota intorno. C’è poi un altro aspetto consolidato che fa parte di questa società post ideologica ed è rappresentato dalla estrema volatilità del voto stesso: negli ultimi 30 anni hanno fatto il pieno via via Forza Italia, il Pd, la Lega, i Cinque Stelle e adesso Fratelli d’ Italia. Riscuotendo il fatto anche di essere all’opposizione (che non è un offesa) in un paese frastornato ed impaurito del proprio futuro. Un tempo un partito festeggiava l’1% in percentuale di crescita, adesso da una elezione ad un altra si possono perdere o guadagnare la metà dei voti. E se la radicalizzazione poteva destare qualche sospetto, oggi possiamo dire di essere di fronte ad un tempo non certo migliore.

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