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Addio ad Alberto Aldinucci, morto a soli 54 anni. Con il suo sax ha fatto la storia dei gruppi musicali valdarnesi

Morire a 54 anni, per un brutto male, che ha combattuto per più di due anni, dopo aver vissuto una vita in mezzo alle persone, con il suo sax, con il quale ha fatto la storia dei gruppi musicali del Valdarno. Lui è Alberto Aldinucci, deceduto ieri sera all’ospedale di Santa Maria alla Gruccia. Enorme il cordoglio per la scomparsa di un “ragazzo” conosciuto da tantissimi valdarnesi, che sono cresciuti con il suono del suo sassofono, nelle meravigliose serate degli anni settanta, ottanta, novanta, e anche nel nuovo millennio. Alberto, classe 1968, ha iniziato a suonare giovanissimo, poco prima che maggiorenne, insieme ad altri amici valdarnesi  della sua generazione che ancora oggi coltivano questa grande passione. La prima band si chiamava “Frammenti”, poi è passato ai “Saxa Rubra” e via via ha suonato insieme a tanti altri amici, legati ad Alberto da un fortissimo vincolo di amicizia. Marco Tullio Cicerone diceva che “I successi l’amicizia li rende più splendidi, le avversità le rende più lievi, perché le condivide e le mette in comune”. Le avversità hanno reso ancora più forte il legame tra Alberto e i “ragazzi” con i quali ha suonato in questi decenni. Alberto Checchi, degli Stranobakkano, è uno di loro e ha raccontato un episodio che testimonia l’affetto che li legava all’amico scomparso. “Era ricoverato in ospedale e avevamo deciso, questa settimana, di ritrovarsi tutti da lui, noi vecchi compagni di avventura, per mangiare insieme, portando anche i nostri strumenti. Purtroppo non abbiamo fatto in tempo – ha detto Alberto – perchè lunedì le sue condizioni sono peggiorate”. Alberto Aldinucci ha suonato per 40 anni, accompagnando le serate non solo dei valdarnesi. Molti, infatti, le trasferte a giro per l’Italia, con il suo inseparabile sax. Questa mattina i social lo ricordano, con affetto e tanti, tanti ricordi.
“…Siamo ai saluti Albe…anzi ce li siamo fatti stasera (ieri n.d.r.)…eravamo sempre noi, i tuoi amici musicisti mezzi matti con i quali alla fine hai condiviso un bel pezzo della tua vita…il grilli, il fefo, pippo, memo, paolo, mattia, thomas, i lozzi…insomma la nostra generazione, quelli che son cresciuti con te nelle stanze prova o nei palchi – ha scritto in un post su Facebook Alberto Checchi – Che tristezza Albe. Davvero sento una profonda tristezza perchè un po’ ci speravamo che tutto ad un tratto cambiasse rotta ed il tempo ti fosse magnanimo regalandoti altri anni e altra vita…ed invece ci hai salutato, in silenzio, con quei respiri che erano già sentenze. Fa male, sappilo. Fanno male i ricordi, i momenti, le cazzate…il tuo sax che fa one step beyond dei Madness e le sborgate in vari palchi e situazioni con l’ultima trasferta bellissima a suonare da Giannino all’Elba…Eppure cerco il senso ma non lo trovo…forse dovremmo capire la fragilità in cui viviamo e quanto continuiamo ad ignorarla…ma non possiamo farcene una colpa. siamo umani, siamo persone e siamo numeri alla fine….solo che fa male albe! Ci mancherai, davvero…spero che tu ci abbia sentito vicini in questo periodo e che in un certo senso tutte le cazzate che ti abbiamo tirato all’ospedale ti abbiano reso il biglietto meno amaro…il tuo “Ti voglio bene” di sabato me lo porto dentro come un regalo….buon viaggio amico mio…ti voglio bene  anch’io….”,
Centinaia i messaggi sui social. Alberto abitava da alcuni mesi a Terranuova e la sua morte ha scosso i tanti che lo conoscevano. Tra questi Carmelo Librizzi, altro amante del sassofono, che lo ha ricordato con una bellissima foto (in home page) che lo immortala mentre suona lo strumento che ha accompagnato la sua vita. E con una frase che oggi, probabilmente, pensano tutti. “Anche in cielo suonerai il tuo amatissimo sax”.

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