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A 102 anni scomparso l’ultimo combattente e reduce di Castelfranco Piandiscò

di Franco Giunti
Fedele Papi ( nella foto il primo a sinistra), detto Ulivo, 102 anni, nato e residente a Castelfranco di Sopra e ultimo ex combattente e reduce della seconda guerra mondiale del Comune Castelfranco Piandiscò, è deceduto.
Fedele, nato il 18 novembre 1920, era il nono di dieci figli di una modesta famiglia, ma nella sua lunga vita ha dato sempre con amore il meglio di sè ai suoi familiari e al suo Paese: l’ Italia. Due anni or sono, in occasione del suo centesimo compleanno, ci raccontò la sua vita. “Non avevo compiuto vent’anni – disse – quando andai militare a Cesena nel 27/o reggimento fanteria – divisione Pavia. Fui addestrato come mitragliere e poco dopo mandato in Libia dove, da Tripoli a Sidra, da Bengasi a Tobruch, ho combattuto due anni. Poi, nel 1942, nella battaglia di El Ala Mein, venni fatto prigioniero dagli inglesi e portato prima ad Alessandria d’Egitto e poi in Sud Africa dove rimasi fino ad aprile del 1943. Da lì condotto in Scozia e poi in Inghilterra. Gli inglesi ci trattavano bene; eravamo prigionieri ma rispettati e avevamo sempre una razione di cibo. In Inghilterra ci mandavano a lavorare presso delle fattorie e venivamo anche pagati. Nel 1946, finalmente, il ritorno a casa. Dopo tre anni, nel 1949, mi sono sposato e da mia moglie, Agostina Quercini, ho avuto due figli: Rossella e Mauro che a loro volta si sono sposati e mi hanno dato dei nipoti. Ho avuto una vita intensa di lavoro, dalla costruzione dell’ Autostrada del Sole a grandi cantieri edili, fino alla pensione. Poi l’ hobby dell’ orto, delle galline e dei polli. Sono un uomo felice, contento di quello che ho fatto, compreso il viaggio ad Auschwitz nel 2005 con il Treno della Memoria”. Allora ottantacinquenne Fedele era il più anziano dei 1.400 toscani che dal 25 al 29 gennaio visitarono i luoghi dell’olocausto. Come un vecchio leone sfidò il freddo della Polonia, portando con orgoglio la bandiera tricolore della sezione Combattenti e Reduci di Castelfranco di Sopra e sfilò insieme ai gonfaloni della Regione Toscana, di province e comuni.
“Durante la cerimonia ufficiale, quando mi rammentarono – soggiunse Ulivo – rimasi un po’ sorpreso, anche se, non lo nascondo, mi fece piacere. Sia il presidente della Regione Toscana di allora, Claudio Martini, sia il presidente della Provincia di Arezzo, Vincenzo Ceccarelli, ora consigliere regionale, furono molto affabili e gentili. Due persone semplici con le quali non ti senti a disagio”. Parlando della visita ai campi di concentramento, gli occhi di Ulivo diventarono lucidi e uscirono lacrime: “Non avrei mai creduto che i tedeschi, con i quali per un periodo in Libia ho combattuto a loro fianco, fossero capaci di così grandi efferatezze. Non so cosa di preciso mi aspettassi di trovare ad Auschwitz, ma quello che vidi era lontano da quello che avrei potuto immaginare. In guerra ho visto morire tanta gente, ma non sono mai stato così male come nel vedere le camere a gas, i forni crematori e quelle stanze piene di scarpe, spazzole e balle di capelli. Pensai a come quelle donne e quegli uomini dovevano essersi sentiti e per alcuni attimi mi sentii uno di loro. Poi il calore composto delle centinaia di giovani che mi circondavano mi riportò alla realtà. Una realtà che, nonostante tutto, ispira fiducia nel genere umano perché gran parte delle nuove generazioni nutrono sentimenti di pace e di non violenza. Un’esperienza da far conoscere e ripetere nel nostro tempo nemico della memoria”.
Alla cerimonia funebre, svoltasi oggi nella chiesa parrocchiale di San Tommaso, hanno partecipato numerose persone fra parenti, amici e conoscenti, oltre al sindaco di Castelfranco Piandiscò, Enzo Cacioli, in forma ufficiale e la storica bandiera tricolare dell’Associazione Combattenti e Reduci. All’omelia Padre Antonio Miranda ha detto che Fedele, volenteroso, forte, coraggioso, ma soprattutto amante della famiglia e dell’Italia è un grande esempio per le generazioni future. Con lui se n’è andato un altro illustre personaggio della nostra comunità. Prima della benedizione nella chiesa è suonato l’Inno di Mameli al quale ha fatto seguito un grande applauso.

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