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Delfosub Onlus:”La passione per l’acqua abbatte barriere e pregiudizi sulla disabilità”

Delfosub Onlus è un’ associazione montevarchina fondata nel 1998 con l’obiettivo di formare all’attività subacquea sia persone normodotate sia portatori di handicap. L’onlus, che opera nel territorio ormai da molti anni, puo’ vantare una vera e propria avanguardia nell’approccio alla disabilità tramite lo sport acquatico. Numerose le sfide che hanno affrontato nel corso degli anni e altrettanto numerose le soddisfazioni che hanno reso tale associazione rinomata in tutto il mondo. L’organizzazione non nasce fin da subito come destinata alle persone con disabilità ma lo diventa nel 2001 grazie a Stefano Tassi, responsabile degli istruttori nonchè ex-presidente dell’associazione, e all’impegno di tanti volontari.

“Delfosub è un’associazione nata da un gruppo di amanti del mare con lo scopo di fare attività subacquea e gite al mare– racconta Stefano- La svolta per l’associazione c’è stata nel 2001 quando un nostro caro amico, reduce da un incidente, entrò nella nostra sede in sedia a rotelle dicendoci:” Peccato, non potrò più andare sott’acqua”. Questa frase per noi è stata un pugno allo stomaco ma anche un grande stimolo. Ci siamo così lanciati nella promozione di attività subacquee per le persone con disabilità. Da quel giorno hanno smesso di esistere differenze tra di noi, ma solo l’unione nell’amore per il mare. In questi anni siamo cresciuti e, grazie al sostegno di tanti volontari, abbiamo reso possibile l’impossibile.”

Un’associazione che fa della promozione dell’uguaglianza la sua carta vincente e in cui non esiste differenza tra normodotati e persone con disabilità. Il mare è veicolo per una coesine del gruppo nonchè l’elemento unificatore che abbatte pregiudizi e barriere.

“Abbiamo organizzato attività in acqua per qualsisi tipologia di disabilità: sono stato il primo istruttore ad avere permesso di fare attività subacquaea a persone con la sindrome di down, nonostante le numerose critiche che mi sono state rivolte. Abbiamo sempre fatto viaggi accessibili a tutti: in uno dei nostri soggiorni nel Mar Rosso eravamo in cento ma non esistevano differenze tra noi, eravamo tutti uniti dalla passione per il mare.Quando ci buttiamo in acqua e chiudiamo gli occhi siamo tutti uguali. Tutto e tutti insieme: è questo il nostro motto.”

Educare le persone con disabilità a questo tipo di attività permette loro di vivere esperienze uniche e rappresenta un’importante occasione di crescita e formazione, non solo sportiva ma soprattutto umana.

“L’acqua è stato il mezzo che ha permesso di abbattere molte barriere. La prima barriera da abbattere è quella della bassa autostima dei ragazzi. Molte persone con disabilità si sentono diversi e non all’altezza delle varie situazioni: fare un’esperienza del genere li fa sentire più autonomi, più importanti. Possiamo vantare di essere stati pionieri nel nostro campo, sopratttutto in relazione all’attività subacqaue per disabilità intellettive e cognitive. Hanno parlato di noi in molte trasmissioni internazionali, addirittura in televisioni arabe per i numerosi viaggi fatti in Egitto con l’associazione. Le barriere non sono solo quelle architettoniche ma soprattutto quelle mentali.”
“Crediamo molto nello svilupo dell’inidpendenza e l’autonomia dei ragazzi, per questo non abbiamo mai permesso a genitori e parenti di intervenire durante le attività. Un istruttore acquatico, oltre ad avere una formazione acquatica, deve essere capace di instaurare con il ragazzo un legame comunicativo basato quasi esclusivamente sugli occhi. Un giorno un ragazzo tetraplegico guardava un filmato girato da me e l’attuale presidente, girato all’interno di un relitto nel Mar Rosso risalente alla seconda guerra mondiale. Mi disse: ” Mi fai la copia della cassetta perchè io non potrò mai vedere dal vivo tutto ciò”. Questa frase mi colpì molto. Dopo due giorni gli ho proposto di tentare l’addestramento e di fare un’immersione in quello stesso relitto. Ci siamo esercitati in una piscina completamnete al buio: dovevamo creare un legame sinergico, non essere più due persone ma una sola. Così una mattina abbiamo fatto quest’immersione a Sharm el Sheikh. E’ stata un’emozione unica poter dire “Ce l’abbiamo fatta”.

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