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Montevarchi ricorda il grande “Vasco” a 27 anni dalla morte

Era il 17 gennaio 1996. Una data che Montevarchi sportiva non può non ricordare. E non si tratta di una vittoria o di una caduta sportiva, ma della morte di uno dei più grandi personaggi della storia dell’Aquila Calcio, Vasco Farolfi. Cade proprio oggi, infatti, il 27° anniversario della morte di una delle icone del calcio montevarchino: Il “patron” la cui immagine campeggia sulla grande bandiera sventolata dai tifosi dell’Aquila, i supporter della Curva Sud a lui intitolata, insieme a quella di Lezio Losi, altro indimenticabile dirigente rossoblù. Farolfi scomparve nella clinica di Montecarlo dove si era sottoposto ad una delicata e complessa operazione al cuore. In quel momento storico il club montevarchino era sulla cresta dell’onda. In C1 la squadra allenata da Piero Braglia occupava il secondo posto in campionato in coabitazione con la Spal e dietro il Ravenna. E la domenica successiva alla sua morte, al Brilli Peri, arrivò proprio la Spal, con gli spalti gremitissimi e quasi 4.000 spettatori a fare da cornice. La grave perdita condizionò il cammino degli aquilotti nel torneo e negli anni successivi, nonostante i risultati rimanessero per un po’ assai positivi (vedi il 7° posto nel ‘98/’99), il sodalizio valdarnese cominciò ad intraprendere una parabola discendente culminata con il fallimento, la radiazione e la rinascita nel 2011 attraverso l’Audax. Una rinascita che, grazie ad un gruppo di imprenditori montevarchini, ha riportato il Montevarchi in serie C. Schietto, pratico, solo all’apparenza burbero e, soprattutto, innamorato dei colori rossoblù Vasco è il simbolo di un calcio che non c’è più. Un calcio nel quale amore, passione e attaccamento alla propria bandiera erano quotidiani. Oggi i tempi sono profondamente cambiati, ma rimane, per noi, un punto fermo. Il calcio locale può vivere soprattutto grazie agli imprenditori del posto.

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