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Un astensionismo da record non può non farci riflettere…

Mentre l’Italia si divide su Fedez e sul Sanremo “politico” la gente continua a disertare le urne e a mandare chiari segnali alla politica, o almeno a questa…politica. Domina l’astensionismo che raggiunge oramai numeri da record: in 5 anni la Lombardia è passata dal 73 per cento dei votanti a poco più del 40, il Lazio dal 66 per cento al 37. Un crollo verticale unito alla sensazione di come il proprio voto possa spostare quasi lo zero. E parliamo di due regioni che insieme hanno oltre un quinto di abitanti dell’intera nazione. Basta parlare oggi con un giovane per accorgersi della distanza esistente fra i nostri partiti e la realtà percepita: i numeri, che una volta si toccavano alle urne, oggi vengono fatti dallo share festivaliero e dagli influencer dei social. Anche le stesse primarie del PD, per esempio, hanno richiamato alle urne duemila votanti in meno rispetto a quattro anni fa soltanto nella nostra regione.
Potrei qui addentrarmi ad alcune riflessioni personali che preferisco evitare, lasciando al tempo una valutazione più precisa della nostra storia contemporanea.
La fotografia che esce è certamente quella di una “politica” che fa sempre più fatica a rigenerarsi, almeno nei modi con cui l’abbiamo concepita e conosciuta per anni. Si dice…tornare a parlare con la gente, ascoltare di più ed è tutto bello e tutto vero. Ma in un mondo dominato dall’immediatezza dove la stessa partecipazione prende altre vie e forme, siamo davvero così sicuri che questo modello possa ancora riattivarsi attraverso le vecchie dinamiche? Oppure il corto circuito è così evidente e ineluttabile ?

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