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Oggi la farfalla granata avrebbe compiuto 80 anni. Il ricordo di Gigi Meroni bello, geniale, stravagante e unico

“Non è vero che protesto. Io vivo in un certo modo perché mi va di vivere così…senza farmi mettere i piedi addosso, ho i capelli lunghi e la barba e.. allora? Gli altri camminano tutti sulla stessa strada, io provo ad uscirne…
Luigi “Gigi” Meroni oggi avrebbe compiuto 80 anni se un destino crudele non lo avesse sottratto ancora giovane a questo mondo, la sera del 15 ottobre del 1967 in un viale di Torino, investito da un’auto guidata per ironia della sorte dal futuro presidente granata Tilli Romero. Nell’Italia moralista e bacchettona di quel tempo con i primi epocali segnali di ribellione, la “Farfalla granata” (il copyright di Nando dalla Chiesa) è stato molto di più di un bravo calciatore, fino a diventare anche suo malgrado un simbolo per chi non era tifoso.
Dipinge, si disegna gli abiti, vive in una soffitta di piazza Vittorio e viaggia con una balilla foderata di raso rosso. Indossa vestiti per l’epoca improponibili – non per lui – ma non fa certo male a nessuno, anzi…Nereo Rocco, el “Paron” lo difende a spada tratta: “È un bel giovine, sempre puntuale agli allenamenti, si impegna e non sgarra di un centimetro…”
Eppure gran parte della critica sportiva e non gli dà addosso: per rispondere alla convocazione in nazionale l’allora commissario tecnico Edmondo Fabbri gli impone di tagliarsi i capelli, considerati simbolo di trasgressione e di eccessiva libertà. In campo il George Best di casa nostra disegna ghirigori, tecnica e forza nelle gambe spaventosa.

I compagni di quel Toro, uomini veri, lo proteggono dentro e fuori il terreno di gioco: capitan Giorgio Ferrini, Lido Vieri, bello come un attore e poi Gigi Simoni, Giorgio Puia, insomma è il pulcino amato e coccolato da tutti ed ovviamente dai tifosi granata che scendono in piazza quando si vocifera un suo passaggio alla storica nemica Juventus.
La sua breve vita come un film: a Genova, quando veste la maglia del grifone si innamora di una bella ragazza del luna park, Cristiana. Lei è promessa in sposa ad un uomo più anziano, fra i giostrai usava così. Gigi va a Roma ed assiste al matrimonio, una scena tipo Dustin Hoffman nel laureato. Poi si riprende la donna di cui è follemente innamorato e va a vivere con lei nella celebre mansarda, vista sul Po e sulla collina torinese. Ovvio, anche questo passaggio diventa motivo di scandalo, discussione, fiumi di inchiostro nei giornali dell’epoca.
L’Italia moralista sarà spazzata via poco dopo dal vento sessantottesco che sgretola tanti luoghi comuni e mette in discussione modi di vita e costume. Ma Meroni è anche personaggio suo malgrado, passeggia per Como con una gallina al guinzaglio e a Finale Ligure il suo compagno Fossati se lo vede scendere di macchina con una capretta presa da un pastore alle Manie. La sua carriera sportiva si prospettava luminosissima, ma tutto venne spezzato a soli 24 anni, portato via su un viale, al tramonto di una domenica. Poche ore prima Meroni aveva incantato la platea giocando in maniera superlativa contro la Sampdoria, sette giorni dopo i granata con il lutto al braccio e nel cuore vinceranno largamente il derby nel segno di Nestor Combin detto la “foudre” o forse nel segno del caro indimenticabile Luigino…

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