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La storia della Setteponti, l’antica strada che collegava Arezzo con Firenze. Nel frattempo arrivata la nuova segnaletica direzionale

Sono stati installati lungo la Setteponti i nuovi cartelli direzionali, che consentiranno ai tanti visitatori di seguire buona parte del tracciato tra la Pieve di Pitiana a Donnini di Reggello a Ponte a Buriano. La nuova segnaletica servirà non solo per l’iniziativa di giugno “Il Cammino della Setteponti” ma anche per tutti coloro che, nel corso dell’anno, vorranno percorrere una delle strade più belle e affascinanti della Toscana, e non solo. Come hanno ricordato Raffaella Simonti e Stefano Luglioli nel periodico “Prato Magno”, la storia di questa via pedemontana dura ancora. Una strada che ha la forza del mito, che ha saputo creare un’interazione continua con il paesaggio e la trasformazione attuata dell’uomo. Le sue denominazioni sono molteplici: strada militare, via di pellegrinaggi, strada romantica, via del turismo alternativo. E di ogni periodo ne sono visibili i segni: “La regione era una delle più fertili d’Italia e i campi etruschi, che si stendono tra Fiesole ed Arezzo, ricchi per l’abbondanza di frumento, di greggi e di ogni altra cosa ” scriveva Tito Livio. La presenza etrusca nel territorio è datata a partire dal V° sec. a.C., periodo a cui risalgono i frammenti di bucchero ritrovati da Alvaro Tracchi nelle vicinanze di Gropina. Con il consolidarsi delle città di Fiesole e Arezzo aumenta il numero dei piccoli agglomerati urbani lungo il tragitto che le unisce e toponimi e idronimi come Gropina, Modine, Odina, Ciuffenna, Sagona, Sarna, Agna, Trevane sono la testimonianza di questo popolo. Anche gli etruschi avevano costruito le loro capanne, ma dato che il materiale usato era molto deperibile non sono state ritrovate strutture murarie, solo frammenti di bucchero e suppellettili. Ci sono rimasti tuttavia i tracciati delle strade nel rifacimento romano e risale forse al V-IV secolo la prima strada di mezza collina lungo le pendici del Pratomagno. Come gli etruschi abbiano chiamato questa lunga via di collegamento è ancora un mistero. Ugualmente resta difficile capire come questi antenati abbiano attraversato l’Arno all’uscita di Arezzo. Sicuramente a guado; ancora oggi si segnalano diversi punti in cui l’acqua è più bassa, ma si usava già il carro con le ruote e dunque resta un mistero”.

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