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Il 5×1000 ai nostalgici di Salò. Polemiche sulla onlus che ha il suo quartier generale alla Cicogna di Terranuova

La scritta che identifica il «nemico» è ormai scolorita come il celebre poster di Claudio Baglioni. E nella piccola frazione della Cicogna a Terranuova Bracciolini, poco più di 300 anime, l’Istituto Storico Repubblica Sociale Italiana sembra interessare davvero a pochi. La Fondazione, ricavata in un’antica villa di 17 stanze con parco annesso, che ospita un museo-sacrario, una biblioteca e una sala conferenze dove periodicamente si tengono presentazioni di libri, è tornata di colpo alla ribalta perchè risulta accreditata sul portale della Agenzia delle Entrate tra le Onlus che svolgono attività socialmente rilevanti e quindi destinataria del 5 per mille. Si sa, la firma è una scelta volontaria del contribuente, ma la levata di scudi è stata immediata con tanto di interrogazioni parlamentari annunciate dal Pd e da Alleanza Verdi Sinistra indignati nei confronti di chi ha inserito una struttura del genere nell’elenco di coloro che possono ricevere i soldi degli italiani. Motivo? Le iniziative svolte, comprese quelle editoriali, sono giudicate apologetiche del fascismo. Sul sito ufficiale è possibile trovare una sezione dedicata all’albo dei caduti e dei dispersi repubblichini, i numeri del periodico Acta che riporta fatti e personaggi della Rsi e i contenuti delle riunioni culturali alla Cicogna, un calendario che si protrae fino al settembre 2024. Un fermento tra il politico e il culturale di cui però il borgo terranuovese non pare accorgersi.

«E’ gente che viene da fuori, anche da altre regioni – spiega una residente – e la sede si anima sì e no tre o quattro volte l’anno. In passato una persona del posto si occupava di aprire, ma ora c’è solo un custode per curare le piante del giardino. Specie all’inizio davanti al portone della villa i carabinieri erano di casa per evitare che le proteste degenerassero». Soprattutto nei primi tempi quando l’approdo nella valle dell’Istituto, fondato il 7 giugno 1986 su iniziativa di una ventina di nostalgici di Salò, aveva scatenato polemiche a non finire. Era l’epoca del sindaco Enrico Tigli che inviò un telegramma all’allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga sollecitando un suo intervento per chiedere di non concedere alcun riconoscimento giuridico all’istituzione evitando «un’onta alla coscienza democratica del Valdarno e di Terranuova». Parole di fuoco e non poteva essere altrimenti nella provincia di Arezzo decorata con medaglia d’oro al valor militare per il contributo decisivo dato alla Resistenza e per aver pagato un tributo durissimo di vittime innocenti alla ferocia nazifascista. Insomma, una presenza difficile da digerire e sulla quale, di tanto in tanto, tornano a piovere gli strali di forze politiche e associazioni, a cominciare dall’Anpi.

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