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La fine annunciata della Samp, la sconfitta di tutti…

Mai più un caso Bari, mai più un caso Parma e via discorrendo. Quante volte abbiamo sentito i nostri massimi dirigenti calcistici nazionali ripetere questa frase…inutilmente. La Sampdoria, ad un passo dal fallimento, è l’ennesima sconfitta per tutti e di tutti, in primis di un sistema che si rivela ancora una volta incapace di mediare e soprattutto di esercitare un efficace azione di controllo. Dove erano i nostri dirigenti quando Garrone cedeva gratis la società ad un personaggio come Ferrero, già celebre per i suoi fallimenti? E in questi anni, al di là del grido “Al lupo al lupo”, cosa si è fatto veramente per impedire che un altra società gloriosa ed amata precipitasse nel baratro e nel fallimento?
Nulla…e così siamo pronti all’ennesima umiliazione da scontare possibilmente sulla pelle dei tifosi. Conosco Genova, so come si vive il calcio ed il tifo su entrambe le sponde e conosco la storia della Samp . Quando il grande presidente Paolo Mantovani decise di investire parte del suo cospicuo patrimonio nel mondo del pallone locale, erano allora in vendita entrambe le società della lanterna. A Mantovani, sostanzialmente agnostico, gli venne consigliato il club blucerchiato, storicamente meno turbolento di quello dell’altra sponda .
E se Mantovani stesso può essere considerato l’epigono dei massimi dirigenti doriani (uno scudetto, una Champions sfiorata ed altri successi), non si possono dimenticare Ravano, Colantuoni, Lolli, Ghetti, Garrone senior, stile e serietà che costituiva sempre e comunque un marchio di fabbrica riconosciuto ed apprezzato da tutti. Questo fino all’arrivo di un produttore cinematografico di fede romanista in disgrazia e le cui colpe si sommano comunque in misura paritaria perlomeno a quelle di chi l’ha preceduto in corte Lambruschini.
La Samp, umiliata e fiaccata da questo stato di cose risorgerà, e ritornerà, esibendo ancora quelle maglie storiche e particolari che i rivali cittadini definiscono ironicamente da…ciclisti, ma che hanno un loro fascino. Ritornerà con l’amore del suo popolo che non la dimentica mai. Alla faccia di dirigenti improvvisati, controllori irresponsabili e un calcio italiano che non si vuole riformare mai.

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