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Il connubio tra un medico valdarnese appassionata di fotografia e una pittrice fiorentina per una mostra sui viaggi nel mondo

Espressioni in viaggio è una mostra che nasce dal connubio artistico tra la pittrice fiorentina Arianna Grifoni e la fotografa e medico valdarnese Viola Turroni Casadei, classe ‘94, di Terranuova Bracciolini. Nel 2019 ha conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università La Sapienza di Roma; durante il suo percorso universitario ha alimentato non soltanto il suo sapere medico, ma anche un profondo interesse per l’interculturalità dei popoli. Contemporaneamente si è avvicinata alla fotografia, nella quale rintraccia la possibilità di poter documentare in maniera immediata mondi e vite lontanissime rispetto alla cultura occidentale. Negli scatti e nelle tele in esposizione l’elemento imprescindibile è la potenza dello sguardo che si riversa sullo spettatore. Se da un lato nella fotografia i volti ed i corpi fissati nelle abitudini di tutti i giorni sembrano vestirsi di una sacra gioia del rituale quotidiano, nei colori dei dipinti emerge l’umano turbamento che macchia quella stessa serenità che fino ad un attimo prima appariva allo spettatore come intoccabile ed infrangibile.    Espressioni in viaggio è visitabile alla Galleria Gadarte, via Sant’Egidio 27, Firenze. Dal 19 Maggio al 4 giugno.

Come è nata la passione per la fotografia?
Ho sempre avuto una visione del mondo a fotogrammi  e costantemente rimanevo colpita da situazioni visive che mi trasmettevano molto a livello emotivo. Ci è voluto del tempo per accettare questa passione e per dedicarci tempo e soldi. Con le possibilità di oggi è diventato un mezzo espressivo mainstream, avere la Reflex andava molto di moda e per tanto tempo mi sono privata di  questa passione per il dubbio che fosse la passione degli altri. Ho incontrato una ragazza che aveva la passione per la fotografia in Germania e grazie a lei si è riaccesa in me la passione. Mi sono decisa a comprare la reflex nel 2018.

Cosa cerchi di trasmettere con i tuoi scatti?
Dopo aver comprato la Reflex sono andata in Messico dove ho fatto i miei primi scatti. Nel mio caso è stato molto istintivo ed è sempre stato l’elemento umano ad essere al centro di tutto. Nel 2019 sono stata nel sud-est asiatico e dopo aver finito gli studi sono stata in Ghana 3 settimane da dottoressa. Per me, ciò che muove tutto è l’elemento umano, la diversità, e la scoperta di ciò che ci unisce. Mi fa sentire parte di un umanità a cui tutti apparteniamo. La fotografia e la medicina sono come due facce della stessa medaglia e le modalità con cui mi relaziono ad un paziente sono simili alle interazioni con i soggetti delle mie foto.


Quando conta avere una buona macchina fotografica? Quale usi e e quale preferisci?

Ho comprato la mia macchina fotografica perché era compatta e leggera, ma ci sono macchine migliori. Le macchine fotografiche che oggi vengono vendute “da principiante” hanno il livello tecnico delle macchine professionali di 20 anni fa e se vent’anni fa si facevano delle belle fotografie, allora il progresso non è strettamente necessario per avere un bello scatto. Uso una CANON EOS 100D, obiettivo focale fissa 50mm, che mi costringe ad avvicinarmi al soggetto e questo fa si che ci sia sempre un interazione con le persone. Ci sono tanti sguardi profondi che guardano dritto nell’obbiettivo e questo perché guardano anche me in un certo senso, lo scatto trasmette tutto ciò che abbiamo vissuto nell’interazione.

Uno scatto al quale sei particolarmente affezionata?
Scelgo una serie di scatti di un padre e figlia, rappresenta una bambina che viene asciugata e pettinata dal padre prima che sia lei, incuriosita, a prendere il pettine per usarlo sul padre. Nella foto finale afferra un dito del papà e sembra che stia per lasciarlo come se fosse pronta per affacciarsi alla vita. Mi commuove molto. La sera prima di scattare queste foto ero ospite da loro perché avevano un piccolo ristorante, poi fece buio e iniziò a piovere e loro, per non farmi rischiare nel viaggio in motorino di ritorno in ostello, mi invitarono a restare. Rimasi a dormire li in una capannetta con questa bambina e sua nonna e la mattina dopo ho potuto scattare questa serie di foto.

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