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Crescono le oche egiziane sull’Arno a San Giovanni. Arrivano anche i piccoli. Risolto il giallo degli avvistamenti

Babbo, mamma e figli. L’ormai famosa coppia di oche egiziane, che si è insediata da tempo sulle sponde dell’Arno a San Giovanni Valdarno è diventata…. una famiglia. Accanto ai due adulti infatti, nelle acque del fiume, nuotano anche i piccoli, come si vede dalle belle immagini scattate da Karin Huphof, appassionata di fotografia, natura e ambiente.
Risolto così anche il giallo degli avvistamenti: per un certo periodo era stata segnalata la presenza di un solo esemplare. Un fatto che aveva impensierito quanti tengono d’occhio la presenza dei volatili diventati ormai le star del lungarno sangiovannese.
L’assenza, più che giustificata, era per… cova! Come dimostra la bella famigliola che adesso sguazza nell’acqua regalando un tenero e gettonatissimo spettacolo ai passanti.
“Ancora una volta, dal fiume, arriva la conferma dei cambiamenti climatici che consentono a specie alloctone di insediarsi e riprodursi nei nostri corsi d’acqua – ha detto la Presidente del Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno Serena Stefani – È un elemento delicato che deve essere monitorato con attenzione per evitare, da un punto di vista naturalistico, l’impoverimento dell’habitat fluviale, e, da un punto di vista idraulico, mutamenti che possono contribuire a rendere i corsi d’acqua più fragili. Anche per affrontare in modo adeguato e approfondito la presenza e la convivenza con specie animali e vegetali non autoctone, il Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno ha promosso i contratti di fiume, percorsi partecipativi all’interno dei quali sono presenti più esperienze, competenze e visioni che, insieme, possono collaborare per trovare soluzioni idonee a favorire una più corretta ed equilibrata convivenza e una migliore integrazione tra necessità differenti”.
“Con la stessa attenzione il nostro ente sta valutando modalità efficaci per affrontare situazioni nuove che, via via, si manifesto sul reticolo idraulico del nostro comprensorio: dal ritorno del castoro europeo sul Tevere alla presenza del Poligono del Giappone che si sta allargando a macchia d’olio anche sull’Arno in prossimità di Arezzo – ha aggiunto il direttore generale Francesco Lisi – Sono situazioni che, per ragioni e con obiettivi diversi, richiedono studi approfonditi alla ricerca delle soluzioni migliori: in un caso per conciliare la presenza degli animali e la mitigazione del rischio idraulico, nell’altro per fermare l’avanzata di una pianta che uccide specie vegetali locali e mette a dura prova la robustezza delle sponde”.

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